Che stress! Ti capita di dirlo o pensarlo? Se sì, sei in “buona compagnia”.
Il report State of the global workplace di Gallup del 2022 ha rilevato che nel 2020 i lavoratori di tutto il mondo hanno raggiunto il massimo storico del livello di stress insieme a preoccupazione, tristezza e rabbia. Ma, mentre queste ultime emozioni negative si sono ridotte nel 2021, il livello di stress è ulteriormente cresciuto. In particolare la ricerca ha rilevato che l’Italia figura ai primi posti nella graduatoria dei paesi europei dove le persone si sentono più stressate a lavoro.
Tutto questo non è imputabile esclusivamente alla pandemia. Nell’ultimo decennio la natura del lavoro era mutata molto e più in fretta rispetto allo sviluppo della capacità di affrontare tali cambiamenti, con progetti che non hanno più confini ben definiti, le aziende si trasformano in continuazione e cambiano strategie, soci, tecnologie e proprietà.
Ecco perché la gestione dello stress è una delle competenze più richieste in azienda e uno dei temi più trattati nei corsi di formazione sulle soft skills.
Il lato positivo e negativo dello stress: eustress e distress
Sebbene il termine “stress” venga solitamente utilizzato nella sua accezione negativa, questa emozione ha anche una valenza positiva. In quest’ultimo caso si parla di eustress, mentre nell’accezione negativa si parla di distress.
L’eustress è una forma adattiva di stress che permette alla persona di gestire e affrontare una situazione sfidante in modo del tutto funzionale: un nuovo lavoro, un nuovo incarico, una nuova situazione di mercato… L’eustress è in grado di portare il corpo a una buona attivazione fisiologica, permettendo alla persona di performare in modo efficace.
Questa forma di stress porta l’individuo ad agire per fronteggiare un evento potenzialmente pericoloso, permettendogli di attivare le giuste risorse per avere il controllo sulla situazione e sui suoi comportamenti. Possiamo concludere dicendo che non c’è crescita senza stress.
Il distress è invece una forma disfunzionale, o patologica, di stress che riduce la capacità della persona di fronteggiare situazioni che appaiono troppo sfidanti, portando a una riduzione e a un peggioramento della propria performance. Questa forma di stress risulta poco adattiva, in quanto non permette alla persona di mantenere la lucidità e l’oggettività sulla situazione, portandola a mettere in atto comportamenti spesso poco funzionali.
Come riconoscere i sintomi dello stress negativo e prevenire il burn-out
Sentire il cuore aumentare il suo battito, avere difficoltà a focalizzarsi sui propri compiti, percepire pesantezza allo stomaco ed essere poco motivati nel proprio lavoro sono sintomi comuni dovuti all’esposizione a un evento stressante; ciò che cambia è la loro intensità, la durata e la modalità di gestirli. Questi sono i sintomi di distress che a lungo andare può produrre effetti negativi anche gravi sia per la salute della persona che per il suo livello di performance.
Sul piano individuale, le conseguenze possono essere l’insorgenza di malattie o disturbi, insoddisfazione lavorativa, mancanza di motivazione e concentrazione, e la messa in atto di comportamenti che possono danneggiare e mettere a rischio la salute.
Sul piano organizzativo, elevati livelli di stress possono comportare un maggiore assenteismo, fenomeni di burn-out, infortuni, errori frequenti, carenza di fiducia nell’azienda e nel team in cui si lavora, mancanza di impegno, ridotta disponibilità a lavorare e poca produttività.
Maggiore è l’intensità e la durata dei sintomi legati allo stress, maggiori saranno gli effetti ad essi connessi e la difficoltà a gestirli. Limitare l’insorgenza di stress risulta, quindi, fondamentale per il benessere individuale e organizzativo.
Le dimensioni del benessere individuale
Il benessere individuale è una condizione di raggiungimento di equilibrio con sé stessi e con gli altri. Il benessere è un costrutto multidimensionale che comprende 6 dimensioni: (Ryff e Singer, 2008):
• L’accettazione di sé stessi: avere un atteggiamento positivo verso chi si è.
• Avere buoni legami: costruire relazioni solide e di fiducia.
• Autonomia: essere indipendenti e avere la capacità di controllare e regolare i propri comportamenti.
• Padronanza ambientale: capacità di creare e scegliere un ambiente adatto alle proprie esigenze.
• Possedere uno scopo di vita: dare un senso alla propria vita e definire obiettivi da raggiungere.
• Crescita personale: continuo sviluppo e miglioramento di sé stessi.
Il benessere individuale è, in parte, anche il frutto della preponderanza di esperienze emotive “positive” rispetto a quelle “negative”. La persona raggiungerà alti livelli di benessere se proverà frequenti emozioni piacevoli e funzionali con poche emozioni negative e, viceversa, un basso livello di benessere se si troverà a vivere poche emozioni positive e molte emozioni spiacevoli.
È fondamentale gestire le emozioni. Ciò richiede autoconsapevolezza e capacità di autoregolazione che sono le prime due dimensioni dell’intelligenza emotiva.
Le dimensioni del benessere organizzativo
Il benessere organizzativo si riferisce alla percezione soggettiva dei lavoratori rispetto all’azienda in cui operano. Esso è favorito dalla capacità dell’organizzazione di promuovere e di mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale dei suoi lavoratori e fa riferimento a situazioni vissute negli ambienti professionali, spesso sofferte dalle risorse, ma difficilmente rilevate (Avallone e Bonaretti, 2008). In particolare, i teorici della Psicologia del Lavoro hanno specificato come il benessere organizzativo scaturisca da motivazione, soddisfazione personale, relazione tra il personale e il proprio compito, e tra il personale interno all’organizzazione e gli altri soggetti che vi entrano in contatto: clienti, fornitori, ecc.
Il benessere è multidimensionale e riguarda sia le dimensioni oggettive degli ambienti lavorativi, sia le percezioni soggettive di chi vi lavora all’interno (Avallone e Paplomatas, 2005).
Lo stress è proprio una delle dimensioni che incide sul benessere organizzativo, così come la chiarezza degli obiettivi, il senso di utilità, la sicurezza sul lavoro e l’equità di trattamento. Costruire un clima aziendale caratterizzato da benessere organizzativo significa mettere le persone nelle condizioni per lavorare con il giusto livello di impegno, e stimolo alla crescita, evitando di cadere nella spirale del distress.
“Wellbeing is the workplace imperative.”
(State of the global workplace di Gallup)